lunedì 29 settembre 2008

Cosa succede sui mercati americani?

In cosa consiste il problema attuale dei mercati finanziari americani? E "di chi è la colpa"? Traduco un articolo di David Friedman che ha il pregio di essere accessibile a tutti, e che potrebbe aiutarci a comprendere che cosa sta succedendo.

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La società Fanny Mae è stata stabilita durante il New Deal dal governo federale allo scopo di rendere più facile per la gente ottenere un mutuo [mortgage] e quindi incoraggiare la gente a comprare una casa. Nel 1968 Fanny Mae fu "privatizzata". Nei tardi anni '90, sotto Clinton, le regolamentazioni sui prestiti furono rese meno strette allo scopo di rendere più facile ottenere prestiti. Il meccanismo di base era semplice: Fanny Mae acquistava i mutui dai creditori che li avevano emessi [diventando quindi essa stessa il creditore], e li impacchettava in pacchetti azionari garantiti da mutui; questi pacchetti potevano essere acquistati da chiunque desiderasse investire sul mercato secondario dei mutui. [In parole povere, con questo sistema i risparmiatori, acquistando i pacchetti azionari di Fanny Mae, stanno di fatto prestando soldi a chi desidera comprare una casa, NdM.]

Il problema, quando si investe in mutui, è il rischio che il debitore sia insolvente. Questo rischio dipende dai dettagli di quel particolare mutuo: il reddito del debitore, l'andamento del mercato immobiliare in quel luogo, e faccende simili. Ciò rende un singolo mutuo un pessimo investimento. Non solo è rischioso, ma il rischio è difficile da valutare per l'investitore. Un pacchetto di mutui è meno rischioso, ma il problema rimane. Per risolvere il problema e rendere le azioni attraenti per gli investitori, Fanny Mae le garantiva: se il debitore non avesse pagato il mutuo, Fanny Mae avrebbe coperto la perdita dell'investitore. [Quindi Fanny Mae diventa di fatto debitrice verso l'investitore: si impegna a risarcirlo nel caso il debitore sia insolvente. Quindi l'investitore non rischia più niente: il rischio è tutto di Fanny Mae. L'unico rischio che l'investitore si assume è che la stessa Fanny Mae fallisca. NdM.]

Una normale compagnia di assicurazione può permettersi di assicurare una casa dal rischio d'incendio in quanto il rischio che la mia casa bruci è scorrelato dal rischio che la tua casa bruci (sempre se non siamo vicini di casa). [In altre parole, se la mia casa brucia, comunque molte altre case non bruceranno. Quindi l'assicurazione non fallirà. NdM.] Se la probabilità che una casa bruci è una su mille e la compagnia di assicurazione assicura un milione di case, la compagnia può attendersi di dover ripagare in media mille case all'anno.

Questo non funziona con i mutui. La probabilità che una persona non paghi il mutuo dipende, tra l'altro, dallo stato dell'economia e dallo stato del mercato immobiliare. Infatti, se i prezzi delle case stanno salendo, io posso prendere in prestito più soldi offrendo come garanzia la mia casa, e così potrò pagare. Ma se i prezzi delle case stanno scendendo, non posso farlo. E inoltre, per ragioni discusse nel mio post precedente, potrei avere interesse a non pagare: in tal modo mi libero di un debito di 95.000$ al costo di una casa che ne vale solo 80.000$. Quindi, nel mercato dei mutui, le stesse circostanze che rendono probabile che io non paghi il mio mutuo rendono probabile che anche tu non paghi il tuo mutuo.

Questo solleva un ovvio problema per Fanny Mae: se un numero abbastanza grande di debitori non paga il mutuo, ciò che Fanny Mae dovrà pagare a coloro che hanno acquistato le azioni sarà più di quello che Fanny Mae possiede. [Quindi Fanny Mae non potrà pagare, e fallirà, NdM.] Se Fanny Mae fosse una normale compagnia privata, chi acquista quelle azioni terrebbe conto di questo rischio --- c'è la possibilità che la compagnia fallisca e non riesca a soddisfare le garanzie. Quindi il prezzo delle azioni di Fanny Mae rifletterebbe questo rischio. [Cioè sarebbe più basso a causa dell'alto rischio, NdM].

Ma Fanny Mae non è una normale compagnia privata: fu fondata dal governo, e tutti hanno dato per scontato che il governo, pur non avendo alcun obbligo legale di pagare i suoi debiti, non l'avrebbe lasciata fallire senza rifondere i suoi creditori. Questo ha dato a Fanny Mae un vantaggio sulle normali compagnie private che competevano nello stesso mercato. Il risultato fu che Fanny Mae ha potuto vendere le sue azioni ad un prezzo più alto rispetto ai suoi concorrenti. Questo spiega la sua posizione dominante nel mercato dei mutui. E spiega anche perché prima ho messo tra virgolette la parola "privatizzata".

[In altre parole, agli occhi degli investitori Fanny Mae non è una compagnia normale: è una compagnia che, se perde, ha il potere di colmare la perdita attingendo ai soldi dei contribuenti. Cioè, è una compagnia che può compensare le proprie perdite usando la forza. Nessuna compagnia sul libero mercato può fare una cosa simile. E' chiaro che, per un investitore, una compagnia che può ricorrere a mezzi di questo genere è un investimento molto più attraente di una compagnia normale. NdM.]

Ora i prezzi delle case stanno scendendo; molte persone che hanno contratto un mutuo sono diventate insolventi; e Fanny Mae non è in grado di coprire ciò che ha garantito. Cosa sarebbe giusto che succedesse ora? Molte compagnie hanno acquistato le azioni rischiose di Fanny Mae sulla teoria che, se le azioni fossero salite, avrebbero guadagnato soldi, e, se fossero scese, il governo sarebbe subentrato per limitare le loro perdite. La mia opinione è che queste compagnie adesso dovrebbero sopportare i costi della loro scommessa persa. L'alternativa è un salvataggio massiccio di fanny Mae mediante iniezione di denaro pubblico da parte del governo: questo semplicemente incoraggerebbe coloro che acquisteranno azioni domani a correre rischi che vale la pena di correre solo perché, se perderanno, qualcun altro pagherà per loro. Questo ragionamento distorcerà il comportamento sia delle compagnie che hanno a che fare con entità create dal governo come Fanny Mae, sia delle compagnie che credono ragionevolmente di essere "troppo grandi per crollare", come appunto Fanny Mae, Freddie Mac, ecc.

Una caratteristica sgradevole di questa situazione è l'opinione diffusa che questo collasso sia un fallimento del capitalismo deregolamentato. Fanny Mae è stato creato dal governo federale con lo scopo esplicito di prestare soldi alle persone che volevano comprare una casa ma non riuscivano ad ottenere un prestito sul mercato privato. [Cioè, il libero mercato non avrebbe dato un prestito a queste persone, perché era alto il rischio che non potessero pagare; ora queste persone non riescono a pagare, c'è il crollo, e si dà la colpa al libero mercato. NdM]. Ha continuato a perseguire questo obiettivo con il supporto del governo, prima esplicito poi implicito; ha mietuto i benefici di ciò e si è ripetutamente glorificata di questo; ed ora come risultato è finita in bancarotta. Questo è sì un fallimento, ma non è un fallimento del capitalismo deregolamentato.

[Ho semplificato la storia concentrandomi solo su Fanny Mae, ma credo di aver descritto le caratteristiche essenziali della situazione.] [Vedere anche Freddie Mac, NdM.]


[Vedi anche qui per una esposizione più chiara dell'argomento di Friedman.]

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[Friedman continua poi il discorso in un altro articolo:]


Ho sostenuto recentemente che il problema non è dovuto alla deregolamentazione dei mercati, ma è un problema della regolamentazione; più precisamente, è un problema dell'intervento dello Stato nel mercato immobiliare, intervento finalizzato a permettere a più persone di prendere soldi in prestito per comprare una casa.

Però c'è un germe di verità nella critica alla deregolamentazione. Sebbene non sia un esperto in materia, mi dicono che una delle fonti dei problemi attuali sia stata il rilassamento, durante l'amministrazione Clinton, delle regole sui prestiti a cui era soggetta Fanny Mae. Questo ha permesso di prestare soldi a persone meno qualificate di prima, che offrivano meno garanzie. Questo a sua volta ha aumentato la quantità di affari fatti da Fanny Mae; ha soddisfatto la domanda politica di aumentare il numero di persone che possiedono una casa; ed ha aiutato a condurre al disastro attuale.

Vale la pena di trarre una morale. A mio avviso la situazione ideale, nel mercato immobiliare e per molte altre cose, sarebbe un mercato interamente libero in cui il governo non giocasse alcun ruolo. Ma una volta che il governo interviene, avere meno regolamentazione non è necessariamente meglio che averne di più. Se (come nel caso attuale e nel caso precedente dell'S&L) l'intervento governativo rende il governo il responsabile ultimo delle perdite delle compagnie soggette a regolamentazione, in questo caso meno regolamentazione significa che le compagnie hanno più opportunità di correre rischi col ragionamento "testa vinco io, croce perdi tu" (dove il "tu" sono i contribuenti). Una volta che il governo risponde delle perdite, può essere prudente che il governo emetta regole progettate per limitare questi rischi. [Ma perché il governo dovrebbe avere incentivo a far ciò? Se il problema è stato prodotto dal governo stesso, perché poi dovrebbe volerne limitare gli effetti? Sembra più probabile che quegli stessi incentivi politici che hanno portato il governo a produrre il problema gli impediranno anche di risolverlo. NdM.]
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